I pollini presenti nell’atmosfera rappresentano i semi maschili delle piante, liberati nell’aria durante la stagione di fioritura, quando le condizioni meteorologiche sono idonee, per garantire la riproduzione.

Non tutte le piante liberano polline in grado di indurre manifestazioni allergiche. Il polline, per determinare quadri clinici allergici, deve avere alcune caratteristiche:

  1. Appartenere a piante anemofile
  2. Contenere componenti allergeniche che stimolano il sistema immunitario del soggetto geneticamente predisposto a produrre anticorpi specifici IgE.
  3. Essere prodotto in grande quantità da piante assai diffuse sul territorio ed essere piccolo e leggero per essere trasportato dal vento a grande distanza.

Impollinazione anemofila:

Le piante anemofile producono grandi quantità di granuli pollinici, invisibili ad occhio nudo che vengono trasportati dal vento anche a distanze considerevoli; solo una piccolissima quantità di pollini andrà a fecondare il seme femminile della stessa specie mentre la massima parte va dispersa andando a depositarsi su varie superfici comprese mucose congiuntivali e delle vie aeree dei soggetti allergici. Questa modalità di propagazione dei pollini spiega perché i soggetti possono presentare reazioni allergiche al polline di piante che non crescono nelle immediate vicinanze. La maggior parte delle piante con importanza allergologica appartengono a questo gruppo.

Impollinazine entemofila:

Le piante entomofile liberano piccole quantità di pollini, generalmente grossi e pesanti che vengono trasportati dagli insetti su un altro fiore della stessa specie.

Questi fiori sono di solito colorati e odorosi per attirare gli insetti. Si parla di impollinazione entomofila. Questi pollini sono presenti in bassa concentrazione nell’atmosfera e rivestono quindi scarsa importanza allergologica.

Tuttavia possono essere responsabili di allergia in soggetti frequentemente esposti a tali piante come per esempio giardinieri e fioristi.

I pollini hanno dimensioni che variano a seconda della specie da un minimo di 5 micron ad un massimo di 200 micron. Il granulo pollinico è costituito da:

  • un rivestimento esterno (esina) che presenta caratteristiche diverse nelle varie specie vegetali.
  • uno strato interno (intina) che contiene numerose proteine o glicoproteine allergizzanti che vengono liberate a livello delle mucose (congiuntive, vie aeree) causando le manifestazioni allergiche.

Il periodo in cui avviene l’impollinazione è diverso per le varie specie vegetali. Le diverse condizioni meteoclimatiche delle varie regioni italiane portano ad una differente distribuzione delle famiglie botaniche sul territorio e a variazioni nel loro periodo di fioritura. Ogni specie ha il suo proprio periodo di fioritura, ma ogni anno le condizioni atmosferiche influenzano l’inizio della stagione pollinica e la concentrazione dei pollini nell’aria:

  • l’aria secca e calda facilita la pollinazione e favorisce come il vento la dispersione dei pollini.
  • l’eccessiva umidità tende a ritardare la pollinazione e la pioggia fa cadere i pollini al suolo.
  • Un periodo di pioggia eccessiva prima della stagione pollinica favorisce la crescita delle piante e quindi una maggiore produzione di pollini.

Ma se la pioggia è seguita da abbondante soleggiamento con evaporazione rapida dell’acqua la pianta produrrà polline scarsamente vitale.

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